La leggenda: la via lattea
Storia dell’allattamento materno (3° parte): l’allattamento artificiale
Con il passare del tempo si andò sempre più diffondendo l’usanza dell’allattamento mercenario (balia), soprattutto come sinonimo di prestigio e convenzione sociale. E proprio in questo cotesto che molte voci autorevoli si alzarono per sostenere, difendere ed elogiare l’allattamento.
Addirittura Plutarco affermò che la Natura aveva posto il seno della femmina umana in una posizione alta perché ella potesse abbracciare ed affezionarsi al figlio mentre lo allattava. Infatti fin dalla notte dei tempi si aveva intuito l’insostituibilità e la perfezione del latte materno: ma ora ci si convinceva soprattutto dell’esistenza nel latte materno di quel valore aggiunto che rendeva speciale il legame madre – figlio.
Ma un altro aspetto segnò ed influenzò profondamente i comportamenti sociali e le abitudini sessuali dall’antichità fino al Rinascimento: si riteneva che l’allattamento fosse incompatibile con i rapporti sessuali (a causa della teoria dell’emogenesi del latte), perché il rapporto sessuale, e la eventuale conseguente gravidanza, interferiva con la distribuzione del sangue nel corpo della donna, determinando problemi alla qualità e alla quantità del latte e provocando persino la morte del feto…: questa proibizione divenne un vero problema.
A questo punto della storia, è importante ricordare un’altra figura di medico, vissuto nel XIII secolo in Francia: Aldobrandino da Siena. Egli definì precisamente le rigide regole per la scelta accurata della balia, perché era convinto che, attraverso il latte, si trasmettessero al bambino non solo le malattie, che potevano essere mortali, ma anche le predisposizioni psichiche della persona che allattava: quindi… attenzione alla balia!
Ma sorge spontanea una domanda: perché, ben conoscendo la insostituibilità e la perfezione del latte, e pur elogiando e sostenendo l’allattamento al seno, gli autori si soffermarono così attentamente sul baliatico?
Le donne passavano la loro vita fertile tra una gravidanza e l’altra e questa continua condizione impediva la prosecuzione dell’allattamento, a causa della proibizione secolare di allattare mentre si stava aspettando un bambino. Inoltre gli uomini non accettavano di buon grado di doversi allontanare dal letto coniugale, per il divieto di avere rapporti sessuali durante la fase allattante.
La storia dell’allattamento al seno materno si intreccia, quindi, inevitabilmente e sciaguratamente con quella del baliatico: dal 1300 in poi, con l’aumentato ricorso alla balia, la condizione dei bambini si fa sempre più precaria e drammatica.
Bambini allontanati dalle braccia della madre e mandati in campagna dopo disagevoli e lunghi viaggi, sottoposti a condizioni igieniche drammatiche, allevati con incuria, nutriti con una pessima qualità del latte, costretti alle sofferenze della denutrizione, delle sperimentazioni alimentari e delle malattie, soprattutto quelle intestinali.
A ciò si aggiungevano i vizi delle balie, il loro continuo variare (per le gravidanze o le malattie intercorrenti), la loro povertà e la non rara evenienza di morte per soffocamento nei letti affollati dagli adulti.
Il privilegio di ricorrere alla balia fu dapprima riservato ai ceti aristocratici, ma poi si estese a quelli medi, che si stavano sviluppando in attività lavorative, nelle quali c’era sempre più bisogno della presenza femminile.
I bambini delle famiglie povere, invece, erano abbandonati nei brefotrofi, negli ospedali o addirittura uccisi. I medici e gli uomini di lettere non si stancavano mai di elogiare il latte materno, perché erano convinti che fosse uno strumento per forgiare il bambino e per rendere ancora più solido il legame affettivo tra madre e figlio.
La medicina cominciava ad interrogarsi sulle modalità dell’allattamento, sulla durata della poppata, sulla quantità del latte assunto dal lattante, anche se la gestione del problema era delegato all’esperienza e alle pratiche quotidiane della gente comune, che seguiva insegnamenti e consuetudini interpretate e tramandate da generazioni.
Si pensava soprattutto alla salute del bambino, ma chi pensava a quella della donna?
Si incominciò a considerare la nutrice, colei che nutre, come una donna bisognosa di assistenza e protezione, per i numerosi problemi che doveva superare, i disturbi fisici collegati alle ripetute gravidanze, al parto, alla debilitazione conseguente e alle patologie legate alla mammella: tutto ciò poteva portare alla malattia della madre e alla inevitabile cessazione dell’allattamento.
I medici si occuparono tutti di allattamento, tentando di dare regole precise, come numero delle poppata, quantità di latte per poppata, insistendo sulla sua importanza e necessità: ma non sappiamo quale impatto ed influenza ebbero le esortazioni mediche sul costume e i comportamenti delle donne.
Un personaggio chiave per la diffusione e la divulgazione di queste teorie mediche fu un personaggio estraneo alla medicina, il filosofo svizzero Jean – Jacques Rousseau (1712 – 78), che dalle pagine della sua opera “Emilio” (pubblicata nel 1762) biasimò duramente le donne che affidavano i propri figli alle balie, privandoli del latte materno.
Il clima di quegli anni era concorde con il tipo di mentalità: nei ceti aristocratici, in special modo, si ebbe un ritorno all’allattamento al seno, con la conseguente riduzione della mortalità infantile. In controtendenza, invece, i ceti medio – bassi cominciarono a rivolgersi alla balia; i primi perché questo era un segno di distinzione sociale, gli altri perché la necessità di lavorare, spesso in posti particolarmente insalubri e in lavori gravosi, non consentiva la presenza di bambini.
Si ricorreva, allora, all’uso della balia, anche perché rappresentava l’unica possibilità di riposo per donne (tra una gravidanza e l’altra, magari dovendo lavorare senza sosta), senza pensare che, viceversa, ne aumentava la fertilità: infatti l’allattamento al seno garantiva un periodo di amenorrea (mancanza di ciclo mestruale).
Nonostante le rigide regole e i controlli per la scelta della balia, la mortalità infantile era drammaticamente alta. Le nutrici erano accusate anche di soppressione dei piccoli loro affidati per consentire l’allattamento dei propri, continuando a percepire il salario.
Un’altra ipotesi era quella che la balia scambiasse il bambino che allattava con il proprio, assicurando così a quest’ultimo un futuro migliore. Lo scambio di bambini aveva ispirato la letteratura ed il teatro di quei secoli.